fbpx

Film: MILLION DOLLAR BABY

Che dire di questo film sulla boxe?

Mi ha commossa, mi ha angosciata, mi ha fatto riflettere e mi ha lasciata con mille domande.

All’inizio sembra che parli di uno sport, la boxe, che è difficile da amare perché uno sport violento e che può
lasciare segni irreparabili, soprattutto al cervello a causa dei ripetuti pugni presi al volto. Man mano che
scorre la pellicola si capisce che il film parla di tanto altro e di una profondità di rapporti che fa dolere il
cuore fino alla fine.

I 3 personaggi (Frankie – allenatore; Scrap – amico/ex pugile allenato da Frankie/factotum della palestra;
Maggie – cameriera con il sogno di diventare campionessa di boxe) hanno tutti un tratto comune, ovvero
un passato fatto di dolori, perdite e di mancati riscatti.

I temi toccati sono molteplici e provo a scrivere ciò che io ho estrapolato da questo non facile film.

Legame di formazione

Il rapporto che si crea fra Frankie e Maggie è un legame di formazione per entrambi. Da una parte c’è
Frankie, uomo indurito dalla vita, solitario e con legami familiari spezzati (la figlia), dall’altra c’è Maggie che
ha una famiglia sbagliata, che è nata come “spazzatura”, che è determinata a diventare una pugile
professionista, ma già troppo grande per esserlo. Eppure si scelgono, lei si intestardisce di voler essere
allenata solo da lui e lui, nonostante sia donna e già grande per diventare una professionista in questo
sport, decide di allenarla. È come se si fossero scelti per sanare ferite che entrambi hanno e per colmare
vuoti che ambedue portano dentro.

Maggie diventa quella figlia che Frankie ha perso e con cui non ha più contatti, tramite lei riprende ad
amare e a prendersi cura di qualcuno che gli sta a cuore. Lui diventa il padre che lei non ha più, diventa il
suo punto di riferimento, le dà quella stabilità che non ha mai avuto, diventa la possibilità di riscatto e di
crescita personale.

Desiderio

Maggie dice a Frankie che cerca di dissuaderla dal voler diventare una boxer: “Se dovessi ragionare a mente
fredda, dovrei tornare a casa, comprarmi una friggitrice e dei biscotti. Il problema è che mi sento bene
soltanto quando mi alleno”.
In questa frase è condensato quanto Maggie sia “impregnata” dal desiderio, un
desiderio che non segue la ragione e la convenienza, un desiderio che è come il fuoco per lei e che
addirittura ha influenze positive per il suo corpo e la sua mente perché si sente bene solo quando questo
fuoco lo alimenta.

La frase di Maggie che mi ha fatto riflettere maggiormente è stata: “Ho girato il mondo, il pubblico ha
inneggiato il mio nome …tifavano per me… chi avrebbe potuto immaginarlo? Quando sono nata pesavo un chilo e cento scarsi. Mio padre diceva sempre che avevo lottato per venire al mondo… ho avuto la vita che
volevo”.
In questa frase c’è tutta la potenza del suo desiderio, un desiderio alla fine realizzato anche se l’ha
portata a un drammatico finale. È nata lottatrice, testarda e determinata per arrivare al suo obiettivo e alla
fine lotta e resta determinata anche nel voler morire.

Scrap dice a Frankie che non vuole lasciarla morire: “Gli uomini possono morire in tanti modi, anche lavando
un pavimento, però muoiono con il rimpianto di non aver avuto un’occasione. Maggie ha avuto
un’occasione”,
quanto ha detto Scrap mi ha fatto porre delle domande su quanto sia giusto o meno vivere
un’occasione che può portarti ad un esito finale di quel tipo. È vero Maggie non si aspettava molto dalla sua
vita, se non avesse realizzato questo suo sogno, ma almeno viveva e avrebbe potuto fare comunque altre
cose, avrebbe potuto vivere altre esperienze, avrebbe potuto godere di quello che la vita poteva ancora
regalarle. Non so… io quando anni fa ho rischiato di morire, si ho pensato alle occasioni perse, ma ho anche
pensato che comunque la cosa più importante è vivere, è godere anche solo di un tramonto o del respirare
guardando il mare. Magari non hai proprio quella esatta occasione, ma puoi trasformare il tuo sogno in
modo da poterlo realizzare lo stesso.

Eutanasia

L’ultimo tema toccato in questo film è l’eutanasia, vista come una lotta fra l’essere un buon cristiano e
l’essere contro Dio, ma non è questo l’ambito in cui discuterne.

Conclusioni.

“Million Dollar Baby” è un film che parla di sogni, desideri e obiettivi raggiunti, è un film che ti fa riflettere,
che ti lascia amarezza e ti scuote nell’intimo. Non posso dire che non sia un bel film, ma a me non è piaciuto
molto perché mi ha fatto stare male anche dopo. Non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero di come
finisce la vita della povera Maggie. Credo che sia un film difficile da vedere come si guarda un film
qualunque in una sera al cinema o davanti alla televisione, se davvero non ci si concentra sul significato
vero della pellicola. Se lo si vuole vedere come un semplice film, allora forse andrebbe guardato dopo aver
avuto una bruttissima giornata per capire quanto si è fortunati nella vita e che quindi non bisognerebbe
lamentarsi più di tanto.

In chiusura, cito la frase iniziale del film: “Se c’è una magia nella boxe, è la magia di combattere battaglie al
di là di ogni sopportazione… è la magia di rischiare tutto per un sogno che nessuno vede, tranne te
e per
me questa magia è in ogni nostro vero sogno, non solo per la boxe.

Per un ripasso sulle emozioni ti consigliamo: https://www.artandcoaching.it/emozioni-positive/

Seguimi su Instagram: https://www.instagram.com/ib.irmabattista/

Segui già Art&Coaching su FaceBook? https://www.facebook.com/artandcoachingofficial

Condividi

Potrebbe interessarti anche

Rhytm 0

Marina Abramović è un’artista serba che ha adoperato il suo corpo come strumento di esplorazione artistica e come mezzo espressivo, il più delle volte in

Leggi di più »

ART &

COACHING

Contatti